Momenti del Podcast
00:04 Introduzione
Lora racconta la Casa dei Mandorli parte IV: La sala da pranzo
Raccontare la casa di Pennabilli, la casa che va in cielo, raggiungendo con le terrazze la roccia dove ci sono le ceneri del poeta che continua a guardare la valle e il Canaiolo. Tonino lo amava tantissimo e lo poteva vedere dalla sua casa. Su in alto, dove ci sono i mandorli che, quando fiorivano, facevano dire a Tonino “noi con te siamo dentro un bouquet”.
Il Canaiolo invece lo chiamava “Il posto dove si tocca con le mani l’infanzia del mondo”, lo affascinava. Adesso per andare al Canaiolo c’è un sentiero, che permette di raggiungere uno dei luoghi dell’anima del poeta.
Quando la gente viene alla Casa dei Mandorli, non viene a visitare solo quella, ma tutto un mondo. Una casa pensata dal poeta, dove anche il piccolo terrazzino coi vetri colorati, diventa opera d’arte. Con il camino incastonato tra i vetri, di modo che lo sguardo possa guardare il fuoco e il paesaggio allo stesso tempo.
Entrando in casa, sul muro di destra, c’è un grande mosaico, realizzato con il ravennate Marco Bravura, che si chiama “Il tappeto di primavera”. Sotto c’è il primo mobilaccio, disegnato da Tonino quando era appena arrivato a Pennabilli. Infatti, venuto qui il poeta ha cominciato ad ideare i mobilacci, fatti di vecchia legna, antiche madie, credenze. Tonino faceva nascere i mobilacci per recuperare i materiali, per accarezzare il vecchio legno, per tenere compagnia e diceva che “chi entra e vede un mobilaccio deve poter dire ‘anche io lo potrei fare, anche forse meglio’”.
Davanti all’entrata, nel terrazzino, c’è un grande panneau, disegnato in due minuti su di un cartone dove erano avvolti i mobili portati a casa, del grande artista uzbeko Rustam Khamdamov. Poi ci sono le ceramiche di Luciana del Capanno e poi, ovviamente, tanti oggetti carini, del quale il visitatore si accorge subito, perché chiunque entri in sala da pranzo nota l’atmosfera calda, perchè la stanza conserva opere di Tonino, 3 mobilacci, il camino decorato con le mattonelle fatte da lui insieme a Cristina Brolli, quadri di Tonino con le mele, simbolo della sua gioventù, della vita, della sua continuità. Poi, al centro, sotto il lume, c’è il ritratto di Tonino realizzato da Rustam Khamdamov quando il poeta era già passato da una camera all’altra. Tonino, quando stava male, diceva “Fatemi passare dolcemente da una camera all’altra” e quando è passato, Rustam lo ha immaginato così.
Sopra il mobile antico marchigiano del ‘500, ci sono altri oggetti e ricordi. C’è la casa di Mosca, dipinta dal grande artista Michail Romadiv, ci sono i cabaret e le teste fatte dal grande Ilario Fioravanti. Ci sono ancora quadri di Rustam Khamdamov, pastelli ed acquerelli di Tonino, il suo ritratto sui muri quando lui diciottenne giocava a calcio a Santarcangelo. Poi c’è il riconoscimento della sua attività da partigiano quando è stato preso dai tedeschi nel lager. Ci sono tanti ricordi, in questa bellissima stanza. I lumi sono di Venezia, non invasivi. Poi sopra la porta che va in cucina, c’è un bellissimo disegno di Antonioni e c’è il ritratto di José Hierro, grande poeta spagnolo, che ha voluto regalare a me e Tonino il suo autoritratto. Come vedete, ci sono tanti amici e non ho raccontato del tappeto sopra il divano.. Noi non avevamo voglia di mettere i tappeti, ma sopra il divano c’è un tappeto, regalato dal grande artista armeno Sergei Parajanov, regista e pittore straordinario. Il tappeto è del 1913, fatto a mano in Russia.
Dei mobili sono interessanti anche le due poltrone, disegnate da Castiglioni come i sedili degli aerei.
Ecco, questo pressapoco quanto c’è nella stanza. Ci sono anche delle teste fatte da Tonino sopra la credenza, più due teste realizzate dalla grande artista russa Elena Yasikova. Ci sono talmente tanti oggetti e ricordi, per questo la casa diventa calda. Sopra la credenza ci sono i vasi cinesi con i disegni di garofano, che poi Marco Polo portò in Italia. E sopra il tavolo c’è il vaso fatto a Faenza coi disegni del garofano, per ricordare i disegni della Cina.
Tanti ritratti poi. Di mia madre, dei miei parenti, di mio nonno, di Tonino. Due guerrieri cinesi fanno da guardia a questi bei ricordi. Ceramiche uzbeke, ceramiche italiane, le brocche di Tonino, tutto ciò che riempie la casa.
La camera da pranzo custodisce anche i respiri.
Di Marcello Mastroianni, che veniva spesso, di Michelangelo Antonioni, di Federico Fellini, di Omar Sharif, di Lea Massari (quando hanno girato Il Viaggio, dell’allora giovane regista Ottavio Fabbri)....
Cominciarono ad arrivare qui anche grandi artisti russi, che seguivano Tonino già a Roma, come Tarkovskij che ha respirato l’aria della nostra valle. Andrej Khrzhanovsky, con il quale ha realizzato Il Leone dalla barba bianca, Sergej Barkin, grande scenografo, Bella Achmadulina che per prima ha tradotto le poesie di Tonino in russo, grandi registi russi e addirittura anche i preti, che quando Tonino è passato da una camera all’altra hanno fatto un rito russo alla Roccia del poeta.
La casa è piena anche di respiri georgiani, registi e non solo che venivano qui, giravano film; venivano amici anche dalla Lituania, dall’Estonia, veniva gente da tutta l’ex Unione Sovietica, dove tuttora Tonino è molto amato.
Poi, da qui, dobbiamo andare in cucina.