Momenti del Podcast
00:04 Introduzione
Adesso è questa la mia casa - da Tonino Guerra, La casa dei mandorli, Minerva edizioni 2012
La nostra casa è il rifugio di rumori soffiati dalle varie fessure che dividono le diverse montagne che ci circondano.
È uno strumento che raccoglie misteriose vibrazioni e anche il dondolio delle foglie dei mandorli o i suoni fatti di sostanze immateriali, echi vagabondi, un mondo sommerso e quasi spento.
Ogni tanto ci fa pensare quando, in Georgia, io e mia moglie, cercavamo la "conca della musica", un catino d'erba dove arrivavano i rumori che stavano interessando località a volte lontanissime. Siamo capitati lì una sera, verso la fine dell'estate. Era caldo. Ci è arrivato il rumore della pioggia che in quel momento cadeva nella zona di Zugdidi e cioè a una distanza di un centinaio di chilometri. Quali sentieri percorrevano i rumori per raggiungere la piccola conca? Un georgiano centenario, che abitava sull'orlo di questo catino d'erba, disse che non arrivavano soltanto i rumori del Mar Nero agitato ma anche ondate di silenzio totale, che venivano dai boschi innevati.
Insomma uno strumento, o meglio una cassa armonica, che ha le sponde fatte di pietra e la pelle d'erba umida sempre verde.
Eppure c'è qualcosa di più nella nostra casa, che può superare perfino la "conca della musica", testimonianze chiare nei cassetti dei mobili, non solo rumori deboli ma anche parole e pensieri che sono rimasti sospesi nell'aria, probabilmente brandelli di antichi messaggi. Insomma frammenti di storie congelate appiccicate ai muri e negli angoli più polverosi della casa, a dimostrare che non solo le pietre resistono ma anche le parole non si sciolgono nell'aria.
Questa però non è la casa dove sono nato. Non è quel mondo che nelle notti insonni cerco di ricostruire.
Ogni tanto rivedo la finestra dalla quale quando ero bambino ho visto cadere per la prima volta la neve.
Mi è rimasto nella memoria il comodino, su cui mio padre spegneva i sigari toscani prima di addormentarsi e mia madre che accarezzava il cavallo sotto gli albicocchi.
Nient'altro. Ma io continuo a bussare le porte polverose della memoria.
Adesso è questa casa che conta, è questa la casa dove mi fermerò lontano dalla mia Russia e dai Monasteri armeni e guarderò il mondo dalle finestre.