Momenti del Podcast
00:04 Introduzione
L’acqua e Tonino Guerra
Il tema dell’acqua, la sua immagine declinata in fiumi, mare, gocce, fontane, può
essere utilizzato come un vero e proprio fil rouge per ripercorrere la poetica di Tonino
Guerra che si sviluppa tra testi e installazioni visive.
Sin dalle prime opere e poi nei libri è un continuo ricorrere di questa sonorità che è
un ritorno, è una madeleine di Proust a certe sensazioni care al Poeta, a certe
memorie profonde ed ancestrali che riguardano il cuore della persona di Tonino
Guerra e la sua abitazione interna.
La pioggia, insieme alle acque declinate come immagine acustica sia come
immagine visiva, che sono ovviamente il fiume il mare, e poi l’acqua nel bicchiere,
l’acqua delle fontane, tutta una serie di declinazioni nel vivere questo elemento che
trova riscontro in pagine e pagine della sua poesia.
Alle sue, si aggiungono naturalmente le suggestioni di autori amati da Tonino, come
ad esempio Jun'ichirō Tanizaki. Gran parte dell’affetto di Tonino per la costruzione di
capanne deriva, oltre che dai ricordi infantili, anche dall’approccio con Il libro
d’ombra di Tanizaki dove l’autore esalta il bagno nel giappone tradizionale, proprio in
un certo modo laddove possa essere gustato lo sgocciolare dell’acqua.
Ormai il Marecchia è l’acqua della mia vita
E in questa sede, dal momento che si parla della Casa dei Mandorli di Pennabilli,
vorremmo inserire forse la più bella poesia della terza stagione di Tonino Guerra.
Il Maestro ha scritto tantissime indimenticabili pagine in quella che possiamo
chiamare terza stagione da fine anni ‘80 in poi, e questa è una delle poesie che ha
scritto in quel periodo: La mia casa a Pennabilli, dove l’immagine, il suono dell’acqua ricorre, e dal filo d’acqua di un ruscelletto si arriva all’immagine potente e ancestrale del mare che sarà rievocata anche in Quattro giorni laggiù, da Quartetto d’autunno, sempre in abbinamento con la voce della madre, perché le due cose chiaramente vanno d’accordo.
Rileggere questa poesia, ritornare a questa poesia è anche sottolineare l’originalità,
la primarietà, di questa figura dell’acqua.
Ecco, nella poesia, il racconto della casa dei mandorli, un racconto pieno di immagini che vengono da ogni provenienza, della produzione, della storia poetica di Tonino. Ad esempio, le mele cotogne si trovano già quando nei Bu, con La tradòta (La tradotta) dove rievoca
i soldati che tornano a casa sognando il camerone dove c’è l’odore delle mele
cotogne che riempie l'aria.
Questo è l’odore che dovrebbe suggerire una visita alla casa di Tonino Guerra qui a
Pennabilli.
L’acqua, elemento sempre presente, tanto che quando Tonino sposava Lora diceva
a tutti coloro che erano radunati “ho sposato Lora per sentire insieme la musica della
pioggia”. E poi una cosa profetica, in Piove sul diluvio è già descritta una grande
alluvione come quella che ha colpito l’Emilia Romagna, con la terra che diventa una
palla di acqua.
Tonino ha capito con le antenne del poeta quella cosa grande che disse cento anni
prima un filosofo, “I deserti crescono”.
Lui lo diceva pensando alla morale, in realtà i
deserti crescono nel mondo ambientale e Tonino capiva l’avanzare di un problema
grandissimo per la terra che nella sostanza in buona parte siamo noi ad avere creato
con un atteggiamento di superiorità e di superbia che è esattamente l’opposto di ciò
che anima la tenerezza con cui Tonino porge le parole e si rivolge alle cose del
mondo.
Non bisogna edulcorare comunque, Tonino adorava la natura ma percepiva anche la
forza e la potenza terribili che da essa si possono scatenare quando si perde
l’armonia di un dialogo con essa.
L’acqua, ricorrente tra i versi di Tonino. L’acqua intesa come semplice elemento,
come acqua della pioggia, del fiume, del mare. Acqua in forma di neve, acqua di un
bagno, acqua come ricordo e come conforto.