Momenti del Podcast
00:04 Introduzione
Tonino e la Russia - di Rita Giannini
“Lora mi ha portato in dote un continente”, così Tonino Guerra ripeteva
con profonda gratitudine. Lo faceva in ogni ambito, pubblico e privato; ed
è una verità assoluta, perché è grazie alla moglie Eleonora Kreindlina che
Guerra, a partire dal 1975 si è legato alla Russia e la Russia a lui.
È per merito di Lora che ha potuto conoscere e amare questa terra e
viceversa. Grazie a lei, Tonino Guerra in Russia e nelle ex Repubbliche
Sovietiche, è molto noto e va detto, al pari se non più di Federico Fellini,
con cui ha realizzato 5 film ed è stata legato da amicizia lunga.
Lei lo ha introdotto in quello che per lui era un nuovo e sconfinato
universo, carico di bagliori orientali, permettendogli di venire a contatto
diretto con la grande cultura russa e coi suoi rappresentanti viventi e non,
ai vari livelli e nei più svariati ambiti artistici, dal cinema, alla poesia, alla
pittura, al teatro, alla danza, ai cartoon, alle arti figurative.
Guerra lo dichiara.
“Devo dire che amo con grande forza la Russia che è la terra di mia
moglie, ma non è soltanto questo. La Russia è una terra che mi ha dato
moltissimo, mi ha regalato il modo di capire e di inventare delle cose. Mi
ha fatto sentire la grande musica che non stava nelle mie orecchie. E mi
ha fatto capire il modo giusto di consegnare delle sceneggiature per i film,
perché devo dire che lavorare con Andrej Tarkovskij è stato un grande
insegnamento. Poi la Russia è un sesto delle terre emerse e soprattutto
tutto quel mondo di legno che è lontano dalle capitali e dalle grandi città
mi ha ridato la mia infanzia. Mi ha riportato a dipingere, cosa che facevo
da ragazzo. Mi ha ridato la donna che passava con le pere cotte il
pomeriggio, lungo le strade non asfaltate di Santarcangelo, i cavalli che
correvano e facevano scintille coi ferri sugli zoccoli. M ha ridato quel
mondo il bianco e nero che io conservo nella memoria”.
La Russia lo rapiva, vi tornava spesso e con la moglie vi soggiornava a
lungo. Visitava i territori di diverse Repubbliche passando dal Baltico alla
Crimea, dal Caucaso alle steppe della Mongolia, dal Mar Nero al Mar
Caspio. Si è legato a registi e artisti amati e noti nel mondo, che ha spesso
ospitato in Italia, intellettuali in taluni casi dall’esistenza travagliata per la
loro condizione di perseguitati o mal tollerati dal regime sovietico. Lui e
Lora li hanno aiutati e sostenuti. Tra questi registi Sergej Iosifovič
Paradžanov e Andrej Tarkovskij.
E Tarkovskij sono riusciti a portarlo in Italia, lo hanno ospitato nella loro
casa e lo hanno sostenuto nel superamento delle difficoltà politico-
amministrative con la madre patria.
E hanno creato un sodalizio da cui
sono nati due film di grandissimo respiro: Nostalghia e Tempo di viaggio.
I coniugi Guerra sono stati anche accanto a Sergej Paradžanov, artista a
tutto tondo, dallo straordinario talento, espresso attraverso la sua
visionaria opera cinematografica e pittorica. Ma quel suo autentico
estetismo e il personale ermetismo simbolico furono disapprovati dalle
autorità al punto da dichiararlo antisovietico, quindi incarcerarlo e
condannarlo a 5 anni in un campo di riabilitazione con false accuse. Nel
77, dopo una mobilitazione internazionale, venne liberato ma nell’82 fu
nuovamente arrestato e i Guerra fecero di tutto per aiutarlo. Cercarono e
ottennero un contatto diretto col presidente della Georgia, Eduard
Shevardnadze, affinché aprisse le porte del carcere all’amico malato, che
morirà a Erevan, in Armenia, nel ’90.
Nell’84 Guerra riuscì fortunatamente
a seguirlo nella realizzazione de La leggenda della fortezza di Suram e
nell’88 di Asik Kerib – Storia di un ashug innamorato. Rimarrà nel suo
cuore e sempre tesserà le lodi di questo artista unico da cui, sosteneva,
c’era così tanto da imparare, in primo luogo la favola pura.
Tante le opere guerriane in cui si coglie l’influenza ricevuta da quelle
amate terre d’Oriente: Russia, Georgia, Azerbaigian, Armenia, Uzbekistan,
Crimea. Alcune più di altre ne sono intrise: Il polverone. Storie per una
notte quieta (Bompiani), L’aquilone (Maggioli).
Altre vi sono ispirate come
La pioggia tiepida (Rusconi), un diario-racconto che, nel 1984 raccoglie le
sue emozioni di straniero, affascinato ed estasiato. Non è un caso che la
dedica reciti: A tutti gli amici georgiani e alla loro bella terra.
E in Viaggi
vagabondi così come in Tempo di viaggio il poeta scrive pagine
memorabili sui suoi viaggi in quella parte di Asia da cui è profondamente
attratto, tanto da scrivere:
“L’oriente non è soltanto una zona geografica, è anche una cavità della
nostra mente. L’oriente è una posizione obliqua rispetto a un mondo
verticale, è un’attenzione per i tremori di una foglia. L’oriente è una
disobbedienza ai desideri. L’oriente si tocca con le mani. O non si tocca.”